Translate

Friday 13 September 2013

VFNO -VOGUE FASHION NIGHT OUT FIRENZE 2013-



Caro Diario Bagondo,
ieri sono stata a un evento a Firenze chiamato "VFNO" (vogue fashion night out), che si prometteva di essere un evento unico nel suo genere, con negozi aperti e sconti stellari, modelle, starlette, troiette dello showbiz come la Seredova, fashion guru come la Sozzani e chi più ne ha più ne metta.
Mi aspettavo musica ed altri eventi in piazza, perchè no anche una piccola sfilata o lancio delle collezioni a/i, soprattutto in Piazza della Repubblica, in via Roma e in via dei Calzaiuoli, ma nulla. 


L'idea dei negozi aperti, degli sconti e delle bevute gratis che offrivano solo alcune botiques (che non è cosa da poco, anzi!!!), non è stato niente di più di un classico giovedì sera di luglio con i negozi aperti. Diciamo che la Notte Bianca che ogni anno cade intorno al 30 aprile è di gran lunga più interessante e ricca di musica, poriezioni, installazioni e anche di persone.
Ieri ho visto solo gente che faceva a gara "ad avercelo più lungo" in termini guardarobeschi e modaioli.
Però vi assicuro che è stato divertente vedere come la Sozzani, che girava con Renzi per via Tornabuoni, fosse seguita da una stuola di wannabe fashion it-girl di ambo i sessi, che speravano di ottenere un posto in paradiso nel mondo patinato del fashion made in Italy.

Una fiumana di Conti Minchia, Passivone, Eterelli, Fie di Legno e Raccattati qualsiasi. 

Ho visto gente, ragazze, girare con mocassini in pelle nera e calzerotti bianchi di cotone. Sì, avete capito bene: il simbolo della lotta al mancato buon gusto era sbandierato senza pudore e con orgoglio ieri sera per le vie fiorentine. 
Ho visto signore di una certa indossare plateau da cubista anni '90 e sfoggiare una pettinatura dalla Donatella Versace; ho visto bambine con i tacchettini.
Volevo uccidere tutti... a un certo punto mi sono trovata immersa in sentimenti cattivi, misti ad acidità compulsiva e desiderio di mattanza umana.

Le peggiori? Le Blogger!
Le aspiranti fescionbloggher  sembravano uscite in serie dalla stessa fabbrica di barbie. 
Gambe secche secche, camicie in chiffon che cadono lunghe e morbide, shorts, tracollina in stile un po' retrò e stivaletti bassi: questo il dress code più utilizzato. 
Non è che io detesti la moda, anzi, io la moda la amo, per me è arte, espressività, sentimento, colore, originalità. Ma ieri sera mi è sembrato di essere in mezzo a un mondo di persone tutte uguali, che scelgono i propri abiti semplicemente basandosi sui dictat dell'anno, senza la minima originalità, senza passione.
Si pensa di essere originale quando si rompono un po' gli schemi, ma se le suddette rotture provengono comunque da un fashion tip poco consigliato e più "obbligato", l'originalità non esiste più.
Non si è diverse quando si sceglie uno stile dettato da Vogue e i principali stilisti e che viene adottato dalle masse "che contano"; piuttosto si riesce ad essere innovative quando siamo noi stesse a dettare le regole e a proporre qualcosa di nuovo.
Mica facile, eh? Vi sfido a farlo. 

***momento Bagondo***
Dopo l'ennesimo drink offerto dai negozi, ho avuto a che fare con la mia vescica sicchè, in preda al panico e ai dolori, mi sono recata al celeberrimo caffè Paszkowski, in piazza della Repubblica, dove un caffè costa 5 euri, dove il biliardino è in raffinato vetro e il finto prato da calcio è ton sur ton, e dove mi son dovuta mettere una scopa in culo 8 anni fa al primo appuntamento con quel Conte Minchia del mio ex.
Lo stesso scopettone me lo sono ritrovato per andare al cesso.
Raggiungere la stanzina è stata un'impresa ardua perchè mi son dovuta fare spazio in una scena da Fescion Uìc proprio sull'ingresso del bar: eterello che fotografa amica fia lessa con cappello panama nero, shatush a vista (e ti pareva), vestitino trasparente nero e stivaletti da signorina poco perbene Jeffrey Campell. 
Lei con le dita della mano dx messe a "vittoria", come nei noti anime nipponici fanno per celebrare giuoia e gaiezza, abbraccia candidamente una vecchiettina appartenente alla Firenze Bene, vestita di tutto punto come se andasse alla messa di Natale in Duomo. 
Bagonda doveva passare nel mezzo.
Un po' sono stata e poi ho esordito con un: "che ci s'ha a star dimorto?". 
Ce l'ho fatta, finalmente la strada per il cesso sembra essere sgombra, prendo le scale, scendo nel seminterrato e alla porta ci trovo la "servitù". Boia, la servitù.
Una filippina tanto carina e gentile che stava ad aprire gli usci vestita di nero e con la crestina in testa, alla mia uscita felice e soddisfatta, mi guarda e in una lingua incomprensibile mi fa cenno a una scatolina.
La scatolina degli spiccioli. O_o
***   ***

In conclusione...
sono andata all'evento per farmi quattro risate in compagnia, per scoprire com'è stato organizzato e cosa avrebbe potuto offrire al pubblico (chiamasi: deformazione professionale) e non mi è piaciuto. 
L'ho trovato privo di senso con Vogue e non ho colto (o forse non c'era?) il file rouge che avrebbe dovuto connettere la serata con la moda italiana e internazionale.
Mi è sembrata semplicemente una serata di negozi aperti con persone ben vestite e altre vestite alla cazzo di cane. 










7 comments:

  1. Replies
    1. "seguita da una stuola di wannabe fashion it-girl di ambo i sessi, che speravano di ottenere un posto in paradiso nel mondo patinato del fashion made in Italy." è davvero, davvero un capolavoro. Genio.

      Delete
    2. "Volevo uccidere tutti... a un certo punto mi sono trovata immersa in sentimenti cattivi, misti ad acidità compulsiva e desiderio di mattanza umana".

      Ti capiamo... Complimenti ancora per questa cronaca :D

      Delete
  2. hahah grazie mille! mi è venuta di getto, mentre schiumavo per l'orrore

    ReplyDelete
  3. Con questo pezzo hai guadagnato un follower! :)

    ReplyDelete
    Replies
    1. grazie mille :D
      Ho da sparare a 0 su tante altre cose, mi sono rotta il cazzo di fare quella per bene

      Delete