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Tuesday 17 September 2013

Prato

Prato è una città piccola, un grande paese dove tutti sanno tutto e tutti si conosco, ma spesso si ignorano. E' un piccolo buco di culo in mezzo a due città, una grandiosa, e un'altra che si regge benissimo sulle sue imprese vivaistiche. Prato si è uccisa da sola iniziando negli anni '90 a sfruttare la manodopera cinese e tutt'oggi,gli ex industrialotti che hanno sputtanato aziende e quattrini dei padri e dei nonni, danno la colpa alle "cavallette con gli occhi a mandorla". 
A Prato lavora solo chi ha la conoscenza, chi è "figlio di.... In questa città di merda le raccomandazioni sono necessarie per stare a galla, non esiste il merito. 


A Prato gli istituti superiori hanno i gruppi goliardici e se ci vuoi entrare e sei una femmina, devi partecipare a un bocchino-party e spompinarti tutti gli esseri maschili presenti. Neanche in un pornazzo, e ricordiamoci che le suddette sono minorenni.
Se sei bruttina, o un po' più cicciottella, non preoccuparti: non ti sceglieranno neanche per l'iniziazione.
La cena sarà a basa di nonnismo e mobbing, viene servito vino bianco in cui i Grandi ci pisciano dentro e guai a non berlo.
Alcuni all'iniziazione si fanno mettere il peperoncino sulla cappella, altri nel buco del culo.
Il mio ex ha frustato con la cinghia le chiappe delle nuove aspiranti Pagliette. 
Già le Pagliette del Buzzi, come non parlarne?
E' un gruppo goliardico nato nel '47, se non erro, ed è sempre stato prettamente maschile.
Interessante come ogni anno propongano una "Rivista", uno spettacolo teatrale sempre diverso, spesso pure divertente. Peccato quel bel po' di cameratismo fascista che sta alla base del club.
Non si parla più di bullismo, ma di piccoli fascistelli ignoranti che dell'ignoranza ne fanno vessillo.

A Prato si vota la lega nord.
Sì, c'è chi dice "io il voto lo do a Bossi, perchè tutti questi immigrati mi stanno sul cazzo"
C'è chi vuole il federalismo fiscale e che poi ha pure un cognome che non finisce per i (per chi non lo sapesse: generalmente i cognomi toscani finiscono per i e a Prato c'è un'elevata percentuale di famiglie provenienti dal sud Italia, i cui parenti si sono trasferiti qui negli anni del boom fino ai '90), glielo fai presente e poi si stizziscono.

 C'è chi ambisce a entrare nella "maxi provincia del nord" (oddiomuoioerotolocazzo). 
Il sindaco Cenni, invece, è il pezzo forte: accusato di bancarotta fraudolenta a danni della Sash e abbonato al lavoro cinese a poco prezzo, continua a restare sindaco. 
A Prato si osanna Patrizia Bambi, in arte Pepe, che fa vestiti di merda con stoffe di merda che poi fa cucire a China Town (vedi:via Pistoiese) e ne vengan fuori dei troiai d'orli che neanche io potrei fare. 
Ah, poi i vestiti li rivende a minimo 200 euri, giustamente ai pratesotti ignoranti. Quanto vi garberà dire "L'è di Patrizia Pepe!"


E dire che sarebbe una città stupenda, con le sue mura, con il suo centro storico, con le sue tradizioni, il suo vento perenne. 
A Prato abbiamo un castello, il Castello dell'Imperatore, ed è bellissimo però peccato non si usi praticamente mai.
Piazza Mercatale è in pieno centro, è una delle piazze più grandi d'Italia. E' fatta di parcheggi.
 -_-
Il pulpito del Duomo è made in Donatello, mica scherzi.
Palazzo Pretorio è pura meraviglia, per non parlare del Museo del Tessuto, oddio quanto lo adoro.
E quant'è bello andare su per i Cappuccini o a Filettole la sera, godersi la città dall'alto, tutta illuminata e bersi un birrino in compagnia...
C'è un lungo fiume bellissimo, all'inizio dei colli che poi portano all'appennino e quando è autunno è tutto dorato, tutto meraviglioso... e quando nevica? 
Eh, quando nevica e le montagne sono bianche e il Bisenzio è tutto ghiacciato, ti toglie il fiato. 
Quando sei fuori e senti lentamente la neve che cade, la città si ferma. 
I più grezzoni bestemmiano, i più intelligenti si fermano e ascoltano i fiocchi che cadono.
Quando nevica Prato è meravigliosa, non sembra neanche lei.
Poi c'è il dialetto pratese, i detti della nonna, le C che non sono strasciate, ma proprio non esistono, le finali mangiate e i proverbi della mia mamma.
E c'è la cucina... cosa darei per portarmi tutto a Terrassa!

Il problema è che io l'amerei anche la mia città, peccato che i pratesi me la facciano detestare.
Peccato che il Comune mi abbia dimostrato per ben 4 volte quanto conta non essere Bagonda, ma figlia di qualcuno per lavorare. 
Peccato non ci sia posto per me o per il riconoscimento del mio lavoro.
E menomale sono abbastanza intraprendente e curiosa da non subire la necessità di un cambiamento, ma riesco a volerlo veramente. 
Per fortuna sono abbastanza folle da desiderare di viaggiare per il mondo non sentendomi costretta dalla vita a farlo.
Sono sempre più convinta che non mi mancherà








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